Infermieristica: «Servono linee guida ministeriali per l’omogeneità formativa»
Così Giancarlo Cicolini, presidente del collegio Ipasvi Chieti, al Forum della Salute
Firenze, 16 ottobre 2017 - «Gli infermieri hanno l’opportunità di apprendere delle conoscenze avanzate con la laurea magistrale oppure con i master professionalizzanti. Ma orientarsi nella scelta migliore non è semplice» ad affermarlo Giancarlo Cicolini, presidente del collegio Ipasvi Chieti, che alla Stazione Leopolda di Firenze nella seconda giornata dedicata al Forum della sostenibilità e opportunità nel settore della salute (30 settembre scorso) ha affrontato l’argomento “Nuova struttura disciplinare per il piano di studi dell’infermieristica e delle scienze infermieristiche”.
«La formazione del professionista infermiere deve tener conto dell’attuale disomogeneità formativa presente sul territorio. È necessario avere degli obiettivi formativi comuni che siano uniformi, in modo da creare un professionista con saperi disciplinari utili a soddisfare i bisogni assistenziali della nostra società, notevolmente mutati rispetto al passato. È necessario cercare, sempre nel rispetto dell’autonomia didattica universitaria, di non differenziare troppo i saperi disciplinari in relazione all’università frequentata. Questo sia nei percorsi triennali sia nella formazione post-base master ma anche nei corsi di laurea magistrale. Pensiamo ai master professionalizzanti, denominazioni diverse a seconda delle città dove vengono organizzati, ma quanti poi sono spendibili nel mondo del lavoro? – prosegue il presidente del collegio Ipasvi Chieti -. È vero, ed è giusto, che le università abbiano la propria autonomia, ma è anche vero che occorrono a livello ministeriale indirizzi chiari e omogenei, ben definiti, per la formazione post base, con uniformità di denominazioni dei singoli percorsi e con contenuti uguali sul territorio nazionale. Il percorso universitario attuale presenta ancora delle disomogeneità tra le varie sedi spesso correlate alle risorse accademiche (professori universitari dei diversi settori scientifico disciplinari) a disposizione negli Atenei. È necessario che si intervenga a sostegno del mondo accademico, in modo da poter garantire in tutti gli Atenei, ove presenti corsi di laurea dell’ambito infermieristico, un congruo numero di docenti accademici anche del settore scientifico disciplinare afferente alle scienze infermieristiche. Mi sembra che in questa direzione si stia muovendo anche la nostra Federazione Nazionale Ipasvi in linea con il pensiero del Ministro Fedeli. Inoltre, è necessaria una valorizzazione del contributo che i numerosissimi direttori didattici, docenti e tutor, infermieri afferenti al SSN, offrono alla formazione dei futuri infermieri nelle università italiane. Anche in questo settore le differenze sono notevoli nel panorama italiano. Un’altra riflessione va fatta sui modelli di apprendimento che necessiterebbero di una rivisitazione, magari cercando di garantire agli studenti, per esempio, maggior tempo per apprendere, per riflettere, per confrontarsi, per approfondire i contenuti. Occorre spingere verso una formazione che veda professionalità di diverse discipline confrontarsi continuamente, non più a compartimenti come in passato. Infine, ci tengo a precisare che i futuri infermieri dovrebbero pensare a questa professione non solo nella prospettiva clinica ma anche manageriale, accademica e didattica. Ecco perché gli interventi sulla sostenibilità per il perfezionamento di questa professione devono passare anche dalla docenza».
Infermieristica: «Servono linee guida ministeriali per l’omogeneità formativa»